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Recensioni – ‘Sinister’ di Scott Derrickson

Tempo di lettura: 4 minuti

Finalmente, e lo dico forte e chiaro FINALMENTE, un regista americano raccoglie e ripropone quello che in Europa (soprattutto in Spagna) si fa da più di un decennio: un horror coraggioso, che non ha paura di osare. Che si scrolla di dosso la ruggine.

Derrickson non è un fenomeno, e nemmeno un alieno. Anzi è proprio con gli alieni del suo ‘Ultimatum alla Terra’ (2008) che aveva avuto molti problemi confezionando un film addirittura meno che mediocre. Se andiamo un pochino più indietro troviamo l’altrettanto deludente ‘L’Esorcismo di Emily Rose’ (2005). Questa volta invece Scott centra il bersaglio. E lo fa allineandosi, appunto, a quella che è la tendenza horror extra-americana.
Ellison Oswalt (un sempre capace Ethan Hawke) è uno scrittore di saggi investigativi con forte impronta criminale che dopo aver sfiorato l’apice del successo con il romanzo d’esordio ‘Kentucky Blood’, si trova invischiato da più di dieci anni in una melmosa crisi creativa che cerca di sbloccare. Difficoltà economiche e insuccessi letterari lo spingono a giocarsi il tutto per tutto. Decide perciò di trasferirsi insieme alla famiglia (moglie, figlia e figlio) in una casa dove l’anno precedente (2011) era stato commesso un efferato omicidio ancora avvolto nel mistero: quattro impiccagioni nel giardino e la scomparsa di una bambina, la piccola Stephanie. Le cose iniziano a prendere una piega molto strana quando in soffitta Ellison trova uno scatolone contenente delle pellicole in Super 8 che ritraggono non solo l’omicidio su cui si trova a indagare, ma altri tremendi assasinii che prendono il via nei lontani anni sessanta.
Pellicole in Super 8, protagonista romanziere, omicidi seriali: tre ingredienti che già incontrano il mio favore. Il film inizia proprio con la proiezione (nella proiezione) dell’omicidio su cui Ellison sta indagando e, lo dico con ammirazione, le pellicole in Super 8 sono una delle cose più riuscite del film. Disturbanti, impreziosite dal rumore delle piccole pizze che girano, da sole creano un’atmosfera tesa e convincente. Non a caso Derrickson insiste molto su questo stratagemma: a tutti gli effetti si tratta del motore principale del film.
Poi, purtroppo, ‘Sinister’ paga l’inesperienza del regista avviando uno scollamento interno destinato a diventare sempre più evidente. Ci troviamo davanti a due film in uno: da un lato la trama avvincente e complessa, l’investigazione che si tinge sempre più con le fosche ombreggiature del sovrannaturale, e la sadica spietatezza dei super 8. Dall’altro l’insistenza con la quale veniamo caricati di tensione sfruttando però vecchi strategemmi da mestierante: Ellison che vaga per casa al buio, picchi sonori, rumori in soffitta e una regia troppe volte al servizio di questo approccio (pur non essendo affatto scolastica, anzi). E’ un peccato perchè ‘Sinister’ non aveva bisogno di questo per arrivare visto anche lo sforzo degli sceneggiatori teso a motivare alcune scelte del protagonista, oltre che a confondere le acque.
Questi difetti, però, passano in secondo piano rispetto alla cattiveria complessiva del film. Derrickson voleva fare una cosa disturbante, sadica e senza compromessi e così ha fatto. I due film che hanno sempre marciato scollati tra loro si amalgamano proprio in dirittura d’arrivo: non mancano spiegazioni dettagliate e se arriviamo alla soluzione prima dei titoli di coda, l’utilizzo sapiente del Super 8, ancora, ci inchioda e ci congela costringendoci a posare le labbra sul calice sanguinario che il regista ci offre. Bevendo fino all’ultimo sorso.
Non mancano le strizzate d’occhio ad altri titoli di genere: ammica a ‘The Ring’ (2002) in più di un punto e anche ai vari ‘Amityville’ che a partire dalla fine degli anni settanta hanno fatto delle case infestate un bel clichè horror. Credo poi che a modo suo Derrickson abbia voluto tributare il ‘Super 8’ (2011) di J.J.Abrams e tutti i registi che hanno inziato in quel modo (Spielberg in testa).
‘Sinister’ non è un film perfetto ma come spesso è accaduto in passato arriva al momento giusto, rinvigorendo il genere horror americano da troppo tempo condannato a un ingiusto inferno. Se la rinascita inizierà da qui, possiamo guardare al futuro con orrido ottimismo.

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