Quando si sfogliano le prime pagine di un romanzo (breve) scritto dall’autore e sceneggiatore de ‘L’Esorcista, (1973)‘ l’aspettativa non può essere che due o tre gradini più alta del normale. In più, quando le prime pagine non convincono, scatta quel meccanismo di ‘ricerca della rivalsa’ per cui ci si aspetta, da un momento all’altro, che il romanzo decolli. E se questo non dovesse succedere?
‘Il Traghettatore’, di William Peter Blatty, non è affatto un buon libro. Non è un buon libro perchè pur potendo permettersi un numero di pagine piuttosto esiguo, non riesce a sfruttare nemmeno questo vantaggio. Tutto è molto, troppo ferruginoso e anche stilisticamente vengono fatte scelte discutibili.
Chiamare i personaggi prima per nome, poi per cognome, e poi con diminutivi di vario ordine e specie non aiuta. Scegliere nomi che foneticamente si somigliano l’uno con l’altro, aiuta ancora meno. E soprattutto stereotipare e non definire in modo preciso il carattere dei protagonisti dà il colpo di grazia alla fluidità della narrazione.
La trama è nostrana delle ghost story più consumate: la casa infestata dai fantasmi, un gruppo eterogeneo con tanto di medium che deve confermare o smentire le storie di spettri, e misteriosi accadimenti che nell’arco di qualche giorno conducono a un ‘sorprendente’ epilogo.
Ho virgolettato il ‘sorprendente’ (lo faccio di nuovo) perchè in realtà tanto sorprendente non è. Blatty pare essersi fermato a una visione spiritisco-letterario anni settanta dimenticando che nel frattempo, soprattutto il cinema, ha fatto passi in avanti piuttosto importanti. Pare aver scritto questo (breve) romanzo senza sapere dell’esistenza di film come ‘The Others‘, (2001) o ‘Il Sesto Senso‘, (1999) e utilizzando strutture narrative che oggi appaiono retrò. E questo non sarebbe necessariamente un male se una scelta di questo tipo fosse affiancata da uno stile con un carattere forte, frizzante o barocco che si voglia.
Non è così. Insomma, in tutto e per tutto ‘Il Traghettatore’ è un romanzo (breve) anonimo e poco appassionante. La penna di Blatty, che è stata magnificata dallo straordinario lavoro di William Friedkin nella trasposizione cinematografica dell’Esorcista, non è quella di un tempo. O meglio, viene voglia di recuperare la sua opera più grande per capire se grande lo è davvero mai stato anche se il suo Esorcista letterario è considerato il più grande best-seller di tutti gli anni ’70.
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